Le malattie cardiovascolari (CVD) sono la prima causa di morte a livello globale: ogni anno muoiono più persone per CVD che per qualsiasi altra causa. Si stima che 17,9 milioni di persone siano morte per malattie cardiovascolari nel 2019, pari al 32% di tutti i decessi globali. Di questi decessi, l'85% è dovuto a infarto e ictus.1
In Europa le malattie cardiovascolari, di cui la malattia cardiovascolare aterosclerotica (ASCVD) è la componente principale, sono responsabili di oltre 4 milioni di decessi ogni anno. Ad esserne maggiormente colpite sono le donne (2,2 milioni) rispetto agli uomini (1,8 milioni), sebbene i decessi per cause cardiovascolari prima dei 65 anni siano più frequenti nella popolazione maschile (490.000 contro 193.000).2
Le malattie cardiovascolari riconoscono un’eziologia multifattoriale, cioè più fattori di rischio (età, sesso, pressione arteriosa, abitudine al fumo di sigaretta, diabete, colesterolemia) contribuiscono al loro sviluppo. I fattori di rischio cardiovascolare si dividono in modificabili (attraverso cambiamenti dello stile di vita o mediante assunzione di farmaci) e non modificabili.3
Dagli ultimi dati del sistema di sorveglianza PASSI sul rischio cardiovascolare emerge che nel 2016-2019 complessivamente il 40% degli italiani adulti intervistati presenta almeno 3 dei fattori di rischio cardiovascolare tra quelli indagati: ipertensione, ipercolesterolemia, sedentarietà, fumo, eccesso ponderale, scarso consumo di frutta e verdura.4
Recenti evidenze hanno peraltro confermato il ruolo chiave che il colesterolo, trasportato dalle lipoproteine a bassa densità (C-LDL) e da altre apolipoproteine (Apo) B, ha nel meccanismo di aterogenesi attraverso il suo accumulo nella parete delle arterie. Dati provenienti da studi di randomizzazione mendeliana forniscono un forte supporto al concetto che le particelle LDL hanno un effetto sia causale sia cumulativo sul rischio di ASCVD. Pertanto, l'effetto di C-LDL sul rischio di ASCVD sembra essere determinato sia dalla quantità assoluta sia dalla durata totale dell'esposizione al C-LDL.2
Rimane, in questo senso, indiscussa l'importanza di prevenire le malattie cardiovascolari aterosclerotiche attraverso la promozione di uno stile di vita sano e la riduzione dei fattori di rischio cardiovascolare come il colesterolo LDL o l’ipertensione arteriosa. Tuttavia, nella cura quotidiana della salute, l'adesione sia a cambiamenti dello stile di vita sia ai regimi terapeutici rappresenta una sfida per pazienti e professionisti.4
Esistono evidenze che mostrano come l'efficacia delle statine nel “real world” sia inferiore a quella osservata nei trial clinici, fenomeno attribuito alla scarsa aderenza alla terapia.
Una scarsa aderenza alle statine in termini di esecuzione del regime posologico è stata segnalata fino al 50% dei pazienti. Anche la persistenza a lungo termine è subottimale, come è stato evidenziato in uno studio in cui solo il 52% dei pazienti rimane in terapia con statine dopo 5 anni.5